La Contact Improvisation è un “movimento artistico e sociale” affermatosi negli Stati Uniti negli anni Settanta. Nascendo come pratica di ricerca, è stata riconosciuta come una delle tecniche più rappresentative dei principi teorici e pratici della post-modern dance (Judson Church, Living Theatre, Anna Halprin, M. Cunningham), in cui confluirono molteplici influssi,
tra i quali quelli delle filosofie orientali, delle pratiche somatiche e delle arti marziali.
Si tratta di una pratica che trova nel contatto fisico tra due o più corpi il punto di partenza per un’esplorazione di movimenti improvvisati che sfruttano le dinamiche offerte dalla forza di gravità e le leve offerte dagli altri corpi per generare movimento. È stata anche descritta come un sistema di movimento in evoluzione basato sulla comunicazione di due corpi in movimento, cioè sull’instaurazione di un dialogo non verbale, che si articola attraverso metafore comunicative di tipo fisico, veicolate dall’uso del tatto e lo scambio/condivisione del reciproco peso corporeo. Con l’intento di aprirsi alla sensazione e alla percezione per esplorare le infinite possibilità d’interazione e re-azione, il corpo impara a rilasciare tensioni in eccesso, senonché pre-giudizi e intenzioni o aspettative pre-costituite, per assecondare un flusso di movimento naturale e intuitivo, guidato dall’ascolto dell’Altro e dalle possibilità offerte dal momento presente. Il movimento danzato ha inizio internamente, nell’esperienza somatica, piuttosto che basarsi sull’ immaginario dettato da un modello di riferimento a cui dover corrispondere: si predilige in questo senso il sentire, l’ascolto tattile e percettivo, per vivere con pienezza il processo, senza pensare al risultato.
In questo modo, la pratica favorisce l’acquisizione di maggiore consapevolezza corporea, spaziale e relazionale, lavorando sull’organicità del movimento, sulla sensibilità tattile, l’empatia, la cura, la fiducia e la reciprocità, sul consenso e sui confini, ma anche sull’adattabilità, l’instabilità, la predisposizione all’inaspettato e la creatività richiesta dall’improvvisazione.